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Segreterie Nazionali

 

  

DOCUMENTO UNITARIO SULLA SITUAZIONE DEL TRASPORTO FERROVIARIO

 

Fermiamo chi vuole disfare il sistema ferroviario italiano.

Lottiamo per gli investimenti, per lo sviluppo, per la qualità e la sicurezza del servizio, per la tutela del lavoro ferroviario.

 

Prepariamo lo sciopero di tutti i lavoratori del Gruppo FS

 

 

Assemblea Nazionale Unitaria dei Quadri ed RSU

- Giovedì 27 gennaio 2005 -

 

  

Le segreterie nazionali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Sma-Fast, Ugl, Orsa considerano grave e preoccupante la situazione esistente nel trasporto ferroviario.

Le difficoltà dell’intero settore sono ulteriormente aggravate dalle decisioni assunte dal Governo e dal Parlamento che, con la legge Finanziaria, tagliano ancora una volta le risorse destinate agli investimenti per il rilancio del sistema ferroviario.

Molto pesanti sono le responsabilità del  Gruppo FS, che non sembra in grado di presentare un Piano d’impresa tale da arrestare il crescente declino  e di proporre una credibile linea di sviluppo.

Gli atti prodotti dai vertici del Gruppo FS, fino ad oggi, si caratterizzano con l’accettazione delle decisioni del Governo e con interventi concentrati sui messaggi promozionali verso la clientela che, dal trasporto ferroviario, invece, si aspetta risposte di carattere strutturale, in grado di  rappresentare una vera svolta nella   qualità del servizio offerto e di produrre un miglioramento continuo delle condizioni di sicurezza.

La crisi diffusa e progressiva che interessa tutte le aree produttive dell’azienda, gli effetti crescenti della liberalizzazione che sottrae importanti quote di trasporto a favore dei nuovi operatori, le modalità di messa a gara dei servizi nel trasporto regionale, richiedono correzioni profonde, prima che le pesanti conseguenze siano fatte ricadere, come sempre, sui lavoratori.

Le segreterie nazionali, avanzano, con la presente piattaforma rivendicativa, le loro proposte per una prospettiva di sviluppo di FS e del sistema ferroviario nazionale e per la tutela del lavoro.

Dal Governo, da Agens e Confindustria, dal Gruppo FS devono venire risposte concrete ed azioni tali da realizzare una vera discontinuità con la situazione in essere.


AL GOVERNO

 

Le regole per la liberalizzazione e le clausole sociali

Al Governo si chiede di riesaminare e correggere, all’interno di una riconoscibile politica dei trasporti, le modalità di attuazione della liberalizzazione ferroviaria.

Le azioni messe in atto dal Governo e dal Parlamento, nei confronti del trasporto ferroviario, hanno già prodotto danni consistenti, per le modalità con le quali si sono attivati, in Italia, i processi di liberalizzazione.

Con la  normativa vigente  in Italia,  la liberalizzazione del trasporto ferroviario ha subito una forte accelerazione che, in molti punti, supera ampiamente gli obblighi imposti dall’Unione Europea.

Tutto questo in assenza di qualsiasi atto corrispondente in Europa, che realizzi le necessarie reciprocità.

Gli altri paesi hanno prodotto normative di recepimento volte a contemperare le esigenze del proprio mercato e previsto tempi lunghi di attuazione, con l’obiettivo di  tutelare gli interessi delle compagnie pubbliche nazionali.

L’Italia, aprendo in modo esasperato il sistema alla concorrenza, con norme inadeguate relative all’interoperabilità e non essendo in grado di imporre agli altri paesi l’obbligo di reciprocità, ha prodotto un formidabile vantaggio per gli operatori stranieri nel nostro paese.

Così come è avvenuto per molti settori fondamentali della produzione industriale, anche il trasporto ferroviario può essere, in breve tempo, trasferito alle grandi imprese europee. Le premesse ci sono tutte: il Dlgs. 188 impone al Gestore dell’Infrastruttura ferroviaria l’obbligo di fornire, a tutte le imprese che ne fanno richiesta, i servizi necessari allo svolgimento dell’attività di trasporto, compresa la manovra, anche attraverso l’affidamento a soggetti terzi.

La società Trenitalia vive uno svantaggio competitivo molto grande, considerata la facilità per le compagnie straniere di stabilire filiali in Italia e l’impossibilità per l’impresa nazionale italiana di agire in Europa con le stesse condizioni, considerati gli elevati livelli di protezione che gli altri Paesi hanno messo in atto nei confronti delle loro imprese.

L’esempio delle nuove imprese ferroviarie, nate nel settore del trasporto merci, è di assoluta evidenza: quasi tutte le piccole aziende italiane che hanno ottenuto la licenza e la certificazione di sicurezza sono state acquisite dalle grandi imprese europee o stanno per esserlo.

Le ferrovie tedesche DB e quelle svizzere SBB, hanno già il pieno controllo di alcune società italiane e si apprestano a occupare quote molto rilevanti del traffico merci, essendo in grado di impegnare le risorse necessarie, partendo da tratte mirate e redditizie.

Nel trasporto ferroviario regionale la messa a gara della totalità del servizio, in assenza di regole certe, aprirà grandi contraddizioni, ricadute negative nella qualità e quantità del servizio e, senza correttivi adeguati, produrrà gravi effetti sull’occupazione e sul reddito dei lavoratori interessati. Per tale motivo nella discussione che si sta svolgendo nel tavolo istituzionale, che si deve occupare del sistema di regole per le gare, occorre predisporre la modifica delle disposizioni in atto, ripristinando il necessario equilibrio e la tutela dell’azienda pubblica, stabilendo le gradualità attuative e le reciprocità con gli altri paesi dell’UE.

Nella ridefinizione delle regole per la liberalizzazione deve trovare risposta certa la garanzia di omogeneità della contrattazione nazionale e di  continuità di tutta la contrattazione integrativa, attraverso la definizione della clausola sociale a garanzia dei lavoratori, nelle diverse situazioni nelle quali si può configurare il cambio di azienda.

Le segreterie nazionali chiedono a Governo, Parlamento e Regioni di riprendere la discussione sulle modalità di attuazione della liberalizzazione in Italia, tenendo presente sia l’esigenza di stabilire l’applicazione del CCNL delle attività ferroviarie, ritenendo le condizioni di lavoro elemento fondamentale per la sicurezza della circolazione ferroviaria e per la corretta concorrenza, sia le scelte fatte dagli altri paesi dell’Europa continentale, per quanto riguarda i servizi commerciali e le condizioni di reciprocità.

 

I tagli del Governo e i rischi per il trasporto ferroviario

Le incertezze sul futuro del trasporto ferroviario sono aggravate ulteriormente dai contenuti della manovra economica messa in atto dal Governo con la legge Finanziaria.

Queste decisioni sono molto gravi e rallentano gli investimenti in corso, procurando ritardi e interruzioni di opere indispensabili per il completamento del processo di ammodernamento delle linee e dei nodi ferroviari.

Il ritardo crescente nella consegna delle nuove linee e nei programmi di adeguamento tecnologico, frutto dei diversi interventi di taglio sugli investimenti, insieme alla mancanza di una equilibrata politica tariffaria, rende sempre più difficile l’acquisto di nuovo materiale rotabile e questo aggrava le prospettive per FS.

Le  scelte del Governo sul trasporto ferroviario rappresentano un pericolo serio, che può provocare una crisi tale da travolgere l’azienda FS e per questo c’è bisogno di una profonda revisione degli orientamenti sul sistema dei trasporti.

Per quanto riguarda la politica degli investimenti e delle risorse destinate al servizio, occorre che Governo e Parlamento garantiscano la continuità dei flussi economici necessari e che riconoscano la centralità del trasporto ferroviario per lo sviluppo del paese, soprattutto per le aree meridionali, lo promuovano fattivamente  attraverso una coerente politica dei trasporti che metta in atto specifiche agevolazioni  ed incentivi il riequilibrio modale nel nostro Paese.

 

L’assetto societario del Gruppo FS

Per quanto riguarda l’assetto societario del Gruppo FS le segreterie nazionali esprimono netta contrarietà a qualsiasi ipotesi di intervento sulla struttura societaria del Gruppo FS, che possa mettere in discussione l’assetto unitario. L’azienda integrata rimane la soluzione in grado di garantire lo sviluppo delle attività e le necessarie sinergie a tutela dell’azienda pubblica nazionale.

All’interno della conferma dell’unitarietà del Gruppo si possono individuare le soluzioni organizzative necessarie, rispettando tutte le normative dell’UE, con la conferma del ruolo di RFI   come gestore dell’infrastruttura e lo sviluppo di Trenitalia  come società unica di trasporto di merci e persone. Le normative europee non possono essere prese, ancora una volta, a pretesto per avviare  operazioni che rispondono a logiche diverse dalla necessità di dotare il paese di una rete di trasporto sicura, che non inquini, efficiente ed efficace.

Per quanto attiene alla necessità di distinzione della parte relativa alla certificazione e alla garanzia della concorrenza possono essere estratte da RFI e poste sotto il diretto controllo del Ministero o dell’authority prevista dal Decreto Legislativo.

 

 

A CONFINDUSTRIA, AGENS E FS

 

Diffusione del Contratto delle attività ferroviarie

L’accelerazione che il processo di liberalizzazione ha subito conferma la necessità di estendere il Contratto delle attività ferroviarie a tutte le aziende che operano nel settore,  così come previsto dal campo di applicazione.

Il contratto rappresenta il fondamentale strumento di tutela del lavoro e di regola comune per tutte le aziende del mercato liberalizzato, che devono attuare la concorrenza non utilizzando “dumping” contrattuale ma agendo sul rapporto tariffe/qualità del servizio.

In questo senso è necessario l’impegno di tutti i soggetti che operano nel settore rispetto alla definizione delle regole e alla rappresentanza degli interessi: Governo, Regioni, Associazioni imprenditoriali e singole imprese.

Le organizzazioni sindacali, che hanno sottoscritto il CCNL, considerano quest’obiettivo elemento irrinunciabile nell’ambito della definizione delle regole necessarie a governare lo sviluppo della liberalizzazione ferroviaria.

 

Rinnovo del secondo biennio economico

La trattativa per il rinnovo del secondo biennio economico deve concludersi in tempi brevi.  

È del tutto evidente che non si può consentire alle controparti di allungare i tempi del negoziato, considerata anche l’assoluta esigenza di tutela del reddito di tutti i lavoratori interessati.

 

 

AL GRUPPO FS

 

Il ritardo nella presentazione del nuovo piano d’impresa

I problemi aperti in tutte le società del Gruppo, le difficoltà di bilancio più volte dichiarate dai vertici di FS, le azioni annunciate a mezzo stampa, in assenza di qualsiasi coinvolgimento del sindacato, rendono non più rinviabile il confronto sul piano d’impresa.

All’Amministratore Delegato, che annuncia obiettivi di sviluppo e di qualità, e ai vertici di FS, si chiede di conoscere, nei particolari, i  piani industriali con i quali intendono affrontare la crisi produttiva e di bilancio e le azioni che intendono attivare  per il risanamento e lo sviluppo.

è evidente che  su questi temi  il Gruppo FS non può sottrarsi da un confronto con il sindacato per evitare una stagione di aspro conflitto.

Il confronto sul piano d’impresa è il punto di partenza per costruire corretti rapporti di relazioni industriali e deve essere raccordato alla crescita della dimensione produttiva, dentro la quale devono trovare risposta le esigenze della tutela dell’occupazione e del reddito.

Da molti mesi il sindacato rivendica l’avvio della discussione senza ottenere alcuna risposta concreta e intanto le cose vanno sempre peggio.

Vanno peggio le capacità di contrasto ad una concorrenza che, in assenza di regole, si rivela sempre più capace di conquistare quote di mercato; vanno peggio i rapporti con la clientela, sempre alle prese con un servizio inadeguato e, di conseguenza,  vanno peggio i rapporti con le Regioni che chiedono qualità senza ottenere risposte sufficienti.

Purtroppo ad oggi, oltre a non avviarsi alcun confronto con il nuovo gruppo dirigente, si è riscontrato solo un grande attivismo sul piano “dell’immagine” che avrà, ovviamente, risultati effimeri, se non controproducenti, in mancanza di interventi di carattere strutturale.

Il gruppo FS deve chiarire il proprio punto di vista sul sistema ferroviario nazionale, sulle azioni che intende attuare a tutela dell’azienda e degli interessi della proprietà pubblica ed esplicitare il proprio posizionamento rispetto alle modalità di attuazione della liberalizzazione e all’equilibrio necessario tra tutte le imprese che entrano in concorrenza.

Ai cittadini,  alle imprese che utilizzano il trasporto ferroviario, ai lavoratori delle FS, non è evidente il ruolo del gruppo, rispetto alle scelte che si vanno compiendo.

Anche nella predisposizione del piano d’impresa, è necessario che FS anziché attendere tranquillamente che gli vengano sottratte di volta in volta finanziamenti per gli investimenti o quote di traffico, reagisca e si organizzi per reggere e vincere la sfida della liberalizzazione, agendo sull’innovazione dei prodotti e dell’offerta e non perseguendo  esclusivamente progetti finalizzati alla diminuzione del costo del lavoro.  

Soccombere, rispetto a regole punitive, non rientra negli obblighi di un’impresa delle dimensioni e dell’importanza per il Paese, come il gruppo FS.

A parere del Sindacato il piano di impresa dovrà contenere un  nuovo impulso alle politiche di sviluppo anche al fine di compensare  gli effetti derivanti dall’introduzione delle nuove tecnologie.

Il Sindacato  auspica che il nuovo piano, improntato allo sviluppo, consolidi le scelte importanti, frutto anche di accordi molto impegnativi per i lavoratori, come la conferma del valore strategico dell’intero settore manutentivo, che rappresenta una risorsa fondamentale da sostenere, aggiornare, innovare  e sviluppare.

Gli impegni che il lavoro può mettere a disposizione sono possibili esclusivamente  in una logica di mantenimento e sviluppo dei livelli di attività.

Davanti alle prospettive di resa alla concorrenza e di progressiva rinuncia al proprio segmento di mercato, sarebbe difficile qualsiasi avvio di confronto corretto con il sindacato. Se, viceversa, si cambia passo e ci si misura con un piano non regressivo, l’interesse sindacale al confronto è ampiamente confermato.

 

 

La  sicurezza del trasporto ferroviario

L’ammodernamento tecnologico e il potenziamento dell’infrastruttura,  con il completamento delle nuove opere sulle linee e sui nodi,  rappresentano la principale risposta in grado di garantire la qualità e la sicurezza del trasporto ferroviario.

I tagli messi in atto dal Governo, con le ultime manovre di finanza pubblica, producono un grave rallentamento al processo di ammodernamento infrastrutturale e devono essere al più presto ripristinate le risorse economiche.

Nell’attesa delle nuove linee e dell’istallazione delle nuove tecnologie, che avranno inevitabilmente tempi lunghi, FS deve mettere in atto gli interventi correttivi necessari sulla sicurezza rivisitando anche i processi produttivi, l’organizzazione e le condizioni di lavoro.  

Bisogna attivare soluzioni transitorie in attesa dell’arrivo delle tecnologie e delle nuove infrastrutture attraverso le necessarie sedi di confronto a tutti i livelli con le relative rappresentanze sindacali.  

Il ripetersi di incidenti e di gravissimi disastri ferroviari mette in evidenza la necessità di analizzare con grande attenzione le situazioni di circolazione, di sicurezza, di organizzazione del lavoro esistenti al momento dei singoli eventi.

Le scelte non possono essere fatte unilateralmente, come ad esempio nel caso del VACMA, dotando le macchine di uno strumento nocivo e primordiale dal punto di vista tecnologico,  per poi riconoscere, anche se tardivamente, che esistono sistemi molto più avanzati e non invasivi in grado di rispondere meglio alle necessità di controllo della presenza e della vigilanza dei macchinisti.

Su tutti questi temi il Sindacato, da molto tempo, chiede ad FS una diversa attenzione e le risposte alle molte domande che emergono da tutti gli ultimi incidenti.

Non  possono più essere tollerate le solite risposte che mettono insieme l’errore umano e le statistiche che riconoscono alle ferrovie italiane un livello di sicurezza elevato.

Non si può continuare così rischiando di trascurare i segnali inquietanti di possibile degrado che emergono dai recenti tragici eventi.

 

 

Il ripristino delle relazioni sindacali

Le questioni che riguardano il lavoro vanno molto male: le relazioni sindacali sono interrotte da mesi a livello centrale e nel territorio.

I pochi casi di confronto che si sono attivati sono frutto di iniziative sindacali di contrasto ad atti unilaterali e ad aperte violazioni contrattuali.

Un disastro nel sistema relazionale che non è sicuramente occasionale: la mancata attivazione delle sedi di confronto contrattualmente previste, le diffuse violazioni contrattuali, il ricorso crescente e ingiustificato al lavoro precario, l’eccessivo ricorso a forme di esternalizzazioni  di attivitàferroviaria, non avvengono per caso e producono grande conflittualità.

Ormai i nuovi vertici sono insediati da troppo tempo per pensare che le cose non facciano parte di una scelta mirata.

Che poi sia quella giusta è tutto da dimostrare, in una azienda che svolge un servizio complesso come quello ferroviario la via del conflitto permanente con il sindacato non sembra la scelta migliore.

Se tutto questo non avviene per caso e se, invece, come sembra evidente, la politica sindacale dei nuovi vertici è quella dello scontro, il sindacato sarà costretto a usare tutti gli strumenti necessari a difendere i diritti dei lavoratori.

Il confronto sul piano d’impresa si deve avviare in una condizione sindacale che riconosca il ruolo del lavoro e i diritti che nascono dal contratto e dagli accordi.

Deve essere immediatamente ripristinata la normalità nelle relazioni sindacali, devono essere ritirati gli atti unilaterali e le iniziative derivanti da interpretazioni unilaterali degli istituti contrattuali (come ad esempio  festività coincidenti col riposo, ferie, L. 104 ecc…)  e fatte rientrare le esternalizzazioni delle attività realizzate e in via di realizzazione con gravi forzature contrattuali.

 

L’innovazione tecnologica, elemento fondamentale per lo sviluppo e la sicurezza, deve essere oggetto di confronto negoziale su tutti gli aspetti che hanno collegamento ed effetti sul lavoro.

 

Nell’ambito di una prospettiva di sviluppo del trasporto, correlata con l’aumento di capacità della rete, l’effetto della tecnologia e degli investimenti deve essere raccordato con la tutela ed il miglioramento delle condizioni di lavoro.

 

Tutto ciò deve essere sostenuto da un forte processo di relazioni sindacali a tutti i livelli e dall’obiettivo comune di utilizzare in modo corretto l’innovazione tecnologica, che deve essere finalizzata ad implementare gli attuali livelli di sicurezza e non ad una mera logica di recuperi di costi di personale.

 

 

A sostegno delle proposte e delle rivendicazioni avanzate, il sindacato avvia unitariamente la discussione in tutti i posti di lavoro che sarà sviluppata  in collaborazione con le nuove RSU e con le strutture territoriali.

La gravità della situazione è tale che, in assenza di risposte concrete sui tanti problemi aperti, le Segreterie promuoveranno  una prima azione di sciopero in tutto il Gruppo FS.

 

Roma, 12 gennaio 2005