Roma, 03 ottobre 2002

  

A difesa dei diritti dei lavoratori: sciopero per la prima decade del mese di novembre

  

Nel corso della riunione della segreteria del 1 ottobre u.s, l’OR.S.A. -Settore Ferrovie è pervenuta alla determinazione di non dichiarare un’astensione dal lavoro per il prossimo 18 ottobre, in concomitanza con lo sciopero proclamato dalla CGIL.

Le ragioni sono da individuare nel prevalere degli elementi di differenza rispetto alle convergenze con la politica sindacale praticata, e pervicacemente mantenuta anche in questi ultimi tempi, dalla citata O.S.

Se, infatti, da un lato è confermata la condivisione sul mantenimento di una tutela forte, qual è quella predisposta dall’art. 18 legge 300/70, dall’altro ben più pesanti divergenze gravano, o per lo meno restano, ancor oggi, invariate, in particolare rispetto alla politica delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, da noi tenacemente avversate e che invece la CGIL ha, da tempo, sposato con vigore sostenendone la validità oltre ogni limite regolamentare; rispetto al diritto di sciopero, le cui gravi e pesanti limitazioni sono state, come tutti ricorderanno, sollecitate dalla stessa O.S. precedentemente alla legge 83/2000.

A questo si aggiungono gli scellerati “patti sul lavoro” (solennemente, ma con un inconscio senso ironico, battezzati patti “per” il lavoro), sottoscritti , sostenuti ed ostentati dalla stessa CGIL, i quali, precarizzando fortemente il rapporto lavorativo, hanno in gran parte vanificato, anzi, del tutto annullato, per i lavoratori che ne hanno dovuto far ricorso, la pur forte tutela approntata dall’art. 18 legge 300/70.

Nello specifico, per ciò che concerne gli ambiti del rinnovo contrattuale dei ferrovieri, va rilevato che, per quanto ci riguarda,  permangono ampi divari d’impostazione politico-sindacale con la Filt-CGIL:

 

1-     Impostazione politica delle divisionalizzazioni, con un chiaro e manifesto intento di separazione dei lavoratori, anche a discapito di una oculata conduzione economica (i costi gestionali sono cresciuti di molto), preludio di una serie di societarizzazioni, il cui esito è ancora in fase di attuazione.

2-      accordo del 23 novembre 1999: penalizzazioni occupazionali, salariali, flessibilità a tutto campo; assenza della clausola sociale; mercato del lavoro interno ad FS: caratterizzato da forti elementi di precarizzazione e da carenza di tutele.

3-      attacchi gratuiti al sindacato OR.S.A. , rinnovati negli ultimi tempi, unico ad aver osato contrastare la politica di liberalizzazione “selvaggia”, indipendentemente dal Governo in carica.

4-     sul CCNL in fase di rinnovo: la stessa filt ha asserito di aver trovato la quadra su una parte dell’articolato contrattuale, ed in particolare istituti la cui approvazione e condivisione renderebbe la tutela dell’art. 18 della legge 300/70 inutile: la malattia e l’infortunio del lavoratore, ove regolamentati secondo il proposto (da Confindustria) meccanismo del comporto mobile e la mancanza di certezze sulla ricollocazione del personale inidoneo, rendono precario il rapporto di lavoro soggetto alla risoluzione immediata in caso di superamento dei limiti di comporto o di “impossibilità” nella ricollocazione in servizio; previsione di trasferimenti senza regole certe, dunque arbitrari e senza limiti geografici: il mancato trasferimento del lavoratore implica la risoluzione del rapporto.

 

La nostra posizione sull’art. 18 legge 300/70, invece, resta fermamente convinta. Così come sono pienamente confermate, da un lato, la netta contrarietà alla precarizzazione del rapporto di lavoro profilata dal c.d. pacchetto Treu, dall’altro il processo di liberalizzazione, senza regole a tutela del lavoro,  e dunque con effetti deleteri, avviato in questi ultimi anni, a partire dalla telefonia,  fino alle ferrovie con l’assenso e l’attivo contributo della CGIL.

L’OR.S.A. è con i lavoratori; anche con quelli che, con il fine di stimolare una diversa politica sindacale, a nostro avviso errando, partecipano allo sciopero del 18 con lo spirito di chi contesta anche e soprattutto le precarizzazioni del lavoro con tutte le implicazioni negative sulle tutele e sulla dignità dei lavoratori che esse comportano. Ritiene tuttavia che, in questo momento, in cui necessita una vera, sostanziale inversione di tendenza sulle scelte di politica sindacale, non si possano, né si debbano confondere  idee ed azioni così profondamente diverse. Riteniamo invece che le forze d’interdizione e, propositive (per la rivendicazione di clausole sociali, di un mercato del lavoro che conferisca più certezze al lavoro, per un ampliamento delle fattispecie soggette alla tutela dell’art. 18 legge 300/70) debbano convogliarsi  ed unificarsi a sostegno di istanze e rivendicazioni per lo meno ispirate da una omogenea politica sindacale.

Riteniamo quindi necessaria un’autonoma azione di lotta, che fin d’ora viene definita in un’azione di sciopero da proclamarsi, trascorsi tempi di rarefazione imposti dalla normativa in materia di sciopero per la prima decade del prossimo mese di novembre.

 

Roma, 03 ottobre 2002

 

La Segreteria Generale