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Roma,
6 marzo 2001 Prot.
0062/OR.S.A. /S.G. COMUNICATO STAMPA Apprendiamo con grande stupore la sentenza di
assoluzione emessa dal Giudice del Tribunale di Piacenza, relativamente al
disastro del treno Pendolino, avvenuto il 12 gennaio 1997. Riteniamo, infatti, che sia un errore clamoroso non
aver riconosciuto le responsabilità di coloro che, pur avendone la facoltà,
hanno rimosso arbitrariamente le degradazioni del “codice” nella
tratta precedente al disastro. Se fosse rimasta in opera quella tecnologia (cioè
una degradazione del “codice” che provocava l’automatica riduzione
della velocità in presenza di
una situazione critica), non si sarebbe materialmente verificato il
disastro più raccapricciante delle nostre ferrovie. Non riusciamo, quindi, a farci una ragione delle
motivazioni che hanno portato il Tribunale ad assolvere tutti e a
scaricare la responsabilità sui morti. Tutto ciò, non certo per astiosità o vendetta come
qualcuno è arrivato a pensare, ma semplicemente per amore di verità e
per evitare che l’impunità possa determinare una sorta di
deresponsabilizzazione del quadro dirigente e sia fonte di nuovi rischi. Dopo la liquidazione delle parti civili e
l’impossibilità per il COMU ORSA di
sostituirsi ad esse, non ci rimaneva che sperare nelle buone
ragioni del Pubblico Ministero, il quale, viste le richiese di condanna
avanzate al termine del dibattimento, riteniamo abbia buone motivazioni
per impugnare questa sconcertante sentenza. Non possiamo che unirci allo sconcerto dei parenti
delle vittime che, come noi, non hanno affatto condiviso l’esito
piratesco di questo processo…. La
segreteria dell’ORSA |