* Via Magenta n° 13 - 00185 Roma  ( 06/4456789 F.S. 970/22799–66894 Fax: 06/44104333 F.S. 970/24333

Organizzazione Sindacati Autonomi e di base

Settore ferrovie      FISAFS - COMU - UCS - SAPEC- SAPENT

* E-MAIL:  FISAFS@MCLINK.IT  + www.cuneo.net/fisafs  

 

Roma, 14 gennaio 2000

Prot. n. 0016/SG/Orsa/AR

Ecc.mo

Sig. Presidente della Repubblica

Carlo Azeglio Ciampi

                                                                                                         

Nell’ambito della vertenza che vede l’OR.S.A. contrapposta al disegno di disgregazione delle Ferrovie dello Stato e che ha indotto la stessa a non sottoscrivere l’accordo del 23 novembre 1999 per il rinnovo contrattuale dei lavoratori delle FS ed alla proclamazione dello sciopero nazionale della categoria dalle ore 21.00 del 3 alle ore 21.00 del 4 febbraio p.v., la scrivente Segreteria Generale, avendo appreso dagli organi d’informazione dell’accordo siglato tra la FS-Spa e la SBB per la costituzione della società italo-svizzera e che lo stesso accordo è stato consolidato dall’intesa raggiunta tra i ministri dei Trasporti di Italia e Svizzera, facendo seguito alla nostra precedente nota del 11.10.200, n. 10/AR/SG/Orsa, ritiene opportuno, al riguardo, rappresentare alla S.V.  le ragioni del proprio dissenso.

Tali ragioni sono contenute nell’allegato documento “Valutazioni sulla Joint Venture italo-svizzera FS-SBB”, approvato dagli organismi di tutte le organizzazioni sindacali dell’OR.S.A. (FISAFS-COMU-UCS-SAPEC-PAPENT) che si allega alla presente e che costituiscono secondo il nostro intendimento elementi validi  per le stimolare le VS riflessioni su questa incomprensibile  scelta.

L’OR.S.A. ritenendo di aver offerto un contributo valido e particolareggiato sulla costituzione di un accordo societario che implica un profondo mutamento degli assetti societari del Gruppo Fs e, conseguentemente, ricadute rilevanti sul lavoro, auspica che si apra una fase di confronto vero con i lavoratori al fine di consentire una evoluzione partecipata ed aperta al loro contributo.

Nella speranza di aver fatto cosa gradita, s’inviano i nostri migliori saluti.

La Segreteria Generale

Vedi Allegato:

“Valutazioni sulla Joint Venture  italo-svizzera FS-SBB”

 01 febbraio 2000--In barba a tutti, Cimoli e Demattè firmano l’accordo con la Svizzera 

Valutazioni sulla Joint Venture italo-svizzera FS-SBB

(Documento approvato dalla D.N. FISAFS)

L’accordo societario tra F.S.-Cargo e S.B.B. per il trasporto delle merci, non è in linea con l’assetto organizzativo di F.S.-Spa che lo stesso Governo, non più tardi di un mese fa, ha ribadito essere imperniato su due sole Società -una per la gestione dell’ Infrastruttura ed una per le attività di Trasporto- e non va incontro agli interessi delle FS-spa e, più in generale, del Paese.

1. Il mercato Sud/Nord è certamente il più interessante e con maggiori possibilità di sviluppo per il sistema logistico e trasportistico italiano. Ciò in funzione di tre fattori:

A) Sviluppo dei traffici far/east (Giappone, Corea, India, ecc.) rispetto all’incremento dei consumi e dello sviluppo dei Paesi Europei centrali

B)  Potenzialità nettamente superiore di crescita delle aree Centro/Est e nel prossimo futuro della penisola Balcanica tutta, rispetto al trend Centro/Ovest

C)  I corridoi marittimi, anche grazie a Gioia Tauro, a Taranto, al corridoio 5, tenderanno ad equivalere (tra Tirreno e Adriatico)

Questa opportunità costituisce una posizione strategica della Penisola che può favorire le Ferrovie, il cabotaggio e l’autotrasporto integrato nel sistema intermodale italiano ed europeo.

Esso può svilupparsi e concentrarsi nei vari corridoi: ovest-centrale-est, migliorando le condizioni produttive del sistema industriale Nord-Ovest, Nord-Est e Centrale compreso il Mezzogiorno e le isole.

In siffatto quadro, è negativo per le FS e per gli interessi generali del Paese, privilegiare le politiche commerciali e gli investimenti per un solo transito (Chiasso) rispetto allo sviluppo di tutte le potenzialità che, in questo settore, possono essere messe in campo. Alleanze industriali, commerciali e tecniche per le FS debbono essere strumenti di collegamento diretto con i mercati di consumo; al contrario la JV con la SBB si concretizza sostanzialmente nella realizzazione di un “monopolio sul transito” con un Paese, peraltro, non coinvolto e non responsabilizzato nell’Euro.

2. La particolare collocazione geografica dell’Italia, se per il recente passato ha costituito un handicap rispetto alla prevalente concentrazione degli interessi industriali nell’area del nord Europa, nelle prospettive future, può costituire, viceversa, una posizione di vantaggio per la funzione di cerniera che il sistema portuale italiano può avere con i mercati dell’area del mediterraneo e con quelli dell’area dei Balcani e Mediorientale.

Non va poi trascurato che la U.E. dei dodici si appresta a divenire la U.E. dei ventotto Paesi aderenti e che la direttrice adriatica ed il nord-est italiano costituiscono l’interfaccia geografico naturale per la maggior parte dei paesi che sono in attesa di entrare nell’Unione Europea.

Alla luce di queste considerazioni, fare un’alleanza nel settore del trasporto ferroviario delle merci con una sola Società, tra l’altro di piccole dimensioni e con limitata penetrazione nei mercati internazionali, significa restringere il proprio raggio d’azione e la propria prospettiva di sviluppo alla semplice sommatoria delle rispettive nicchie di mercato.

L’alleanza con SBB s’impernia infatti sulla direttrice Genova-Milano-Basilea per l’innesto con i porti del Reno e concorre alla realizzazione di un asse, tutto proiettato a spostare verso i porti del nord Europa i traffici commerciali afroasiatici, tramite la struttura portuale di Genova e l’utilizzo di una breve tratta della rete ferroviaria italiana.

Il risultato prevedibile, sia per la FS-Cargo che per la SBB, è quello di entrare -per la quota parte dei tratti ferroviari interessati- nell’asse di traffici ”renani”,  ma questa scelta preclude la possibilità di esercitare opzioni ed alleanze diverse. Infatti, l’accordo italo-svizzero prevede che l’obbligo della “Golden Share” permanga per un periodo di 10 anni dalla data del Closing e, dunque, si è venuto a costituire un vincolo che scoraggia l’utilizzo, da parte dei patners, delle loro quote azionarie per allacciare eventuali nuove alleanze.

In altri termini, le FS si sono legate le mani facendo un’ alleanza societaria debole, con un soggetto imprenditoriale che: ha costi di gestione più alti di quelli in atto sulla nostra rete; ha un fatturato più basso di almeno 400 miliardi annui; ha una dimensione organizzativa assai più piccola ed una modesta penetrazione nei mercati esteri (salvo che con le FS, delle quali ricevono il 42% del traffico). Rinunciando così ad alleanze (commerciali) su più fronti o con soggetti societari più forti, come ad esempio la DB, che detiene il primato in Europa nel trasporto delle merci e che, anche dal punto di vista strategico, avrebbe costituito una diversa e più favorevole prospettiva di crescita.  

3. Nella valutazione dei vantaggi e degli svantaggi prodotti dall’alleanza con la SBB, un dato particolarmente negativo è quello relativo alle merci da questa trasportate: bassissimo nel raffronto con la DB (appena il 16%) e della SNCF (il 35%). Ancora peggiore è poi il parametro Tonn/KM che, se considerato insieme al valore delle merci trasportate, scende all’11% nel raffronto con DB e al 16% su SNCF.

C’è da considerare poi che l’80% delle merci trasportate da SBB sono di origine italiana verso il nord Europa e per la parte di merci SBB in ingresso verso l’Italia interessano tragitti relativamente brevi.

Sotto questo aspetto pertanto la SBB non può che essere considerata alla stregua di un asse di raccordo non paragonabile certamente alle vere capacità commerciali e tecniche delle Ferrovie Italiane di origine e di destinazione delle merci.

Conseguentemente l’accordo in questione rappresenta una sorta di riconoscimento alla Svizzera di un ruolo ancora maggiore di controllo sui nostri traffici internazionali.

Inoltre, la JV con SBB dovrà confrontarsi con una rete di alleanze, già operanti in campo internazionale, che presenta il seguente quadro: BLS (Berna) - come l’Olanda - è alleata con la DB, che a sua volta è alleata con l’Austria, la Slovenia, l’Ungheria, la Scandinavia, la Polonia e la Russia. Tali alleanze non si limitano alle relazioni commerciali ed organizzative tra le singole Società, ma sono rafforzate dalla compartecipazione a programmi comuni d’investimento sulle infrastrutture, sui sistemi di locomozione (Locomotori policorrenti), e su quelli per la gestione d’impianti e sistemi informatici.

Ci sono poi alleanze che, nel rapporto ovest-est, costituiscono una cerniera industriale, tecnica, infrastrutturale (ma anche politica) tra le imprese ferroviarie di Francia-Belgio-Spagna da un lato e l’Est europeo (Romania-Ungheria) dall’altro.

4. L’aver privilegiato l’accordo societario con la SBB, significa aver fatto una scelta strategica che inscrive il proprio raggio d’interessi all’interno di una piccola realtà geografica (andando incontro al rischio “Stand alone”) che si disegna, come detto in precedenza, intorno al tratto italo-svizzero dell’asse “renano”. Restano invece tagliate fuori realtà portuali importanti -a partire dal Porto di Trieste- che vedono così allontanarsi la possibilità di agganciarsi ai traffici dell’area padana, ed il loro incanalamento verso Austria, Slovenia e Germania attraverso altri assi trasportistici.

Sull’area tedesca (area del marco) insiste il 55% del mercato per i nostri traffici internazionali. In queste condizioni è necessario, invece,

A)

Acquisire presenza di        operatori/imprese privati in accordo con FS per trattare con DB

B)

Schierare a fianco delle FS tutti i Porti sia Tirrenici che Adriatici (l’impegno per le FS era contenuto nella Direttiva d’Alema)

C)

Pur nella consapevolezza dello stato d’inferiorità, ottenere da SNCF e dai paesi dell’Est, il massimo di adesione per impedire i monopoli sui transiti: Svizzera-Austria-Slovenia

  5. L’obiettivo della SBB di ottenere il controllo della HUPAC -come quello analogo delle FS per CEMAT- è sostanzialmente volto al controllo dell’area milanese con gli impianti di Busto Arsizio  e di Novara per guadagnarsi il nodo ad ovest e per il collegamento con il Tirreno ed il sud.

A  questo disegno non è estraneo lo stesso interesse per le aree cargo che si stanno sviluppando intorno all’aeroporto di Milano Malpensa (la cui proprietà è di un noto gruppo industriale) ed a quello di Genova, che sono già le basi di servizio delle Poste svizzere. La realizzazione di tale disegno rischia di offrire a SBB la leadership della Joint Venture con le FS senza un particolare impegno sul piano degli investimenti, senza un portafoglio di merci proprie e senza un raccordo strategico con la politica della U.E.

6. Per gli interessi del nostro Paese, la direttrice che attualmente e in prospettiva offre maggiori possibilità di sviluppo è quella che, ricomprendendo l’intero hinterland milanese, si dirama ad est di Milano. L’ Import/Export di maggiore dimensione è oggi in mano alle imprese di trasporto su gomma ed include tutto il corridoio adriatico dalla punta estrema della Calabria, dove approdano le merci della Sicilia, alla Puglia, alle Marche, all’Emilia Romagna che raccorda il nord della Toscana.

Si tratta di un bacino di traffici riguardanti consumi stabili ed importanti investimenti: edilizia (arredi urbani e case), elettronica domestica e industriale, abbigliamento, mezzi e prodotti per l’energia (gas-chimica-petrolio), prodotti alimentari ed industriali, veicoli civili ed industriali, sostanze deperibili e produzione agricola di qualità. Tutto trasporto leggero che necessita di un buon apparato logistico, vettori veloci e flessibili, sicuri e continui. Sono traffici fondamentali per un sistema intermodale sia su container che su casse mobili e semi-rimorchi, treni multicliente, completi e a blocco, anche nella visione di un sistema ferroviario italiano ad alta capacità.

7. In conclusione, sia in ordine alla valenza industriale, sia in ordine alle modalità con cui viene realizzata l’alleanza societaria, la scelta strategica operata da FS-Cargo rappresenta il modo -peraltro già ampiamente conosciuto- per ingessare un’attività commerciale e industriale in un mercato in cui contano, invece, una managerialità in grado di assumere decisioni rapide e sostenuta dalla volontà dell’azionista di riferimento di imporsi sul proprio mercato.

8. Quanto alle previsioni di fatturato, FS,  che ha già fallito l’obiettivo per il 1999, previsto dal Piano d’impresa, prevedibilmente mancherà anche quello per il 2000, e quindi quello del recupero dei 2400 inizialmente dichiarati.

In ogni caso appare assurdo, e privo di ogni pur benevola giustificazione, aver accettato la suddivisione al 50% del ruolo decisionale con la SBB a fronte di un potenziale commerciale, organizzativo e patrimoniale che FS conferisce e della sua collocazione di azienda operante in un Paese di origine e destinazione della parte prevalente del traffico merci su cui fa affidamento la JV italo-svizzera.

9. A questa soluzione sarebbe certamente preferibile, per gli interessi di FS, un accordo con la DB (SBB/BLS) da un lato e con la DB (OEBB/Slovenia) dall’altro. Un accordo del genere fornirebbe sicuramente maggiori garanzie organizzative e logistiche e più ampie prospettive di sviluppo:

-                     per la capacità di propagazione nella rete dei traffici con il nord-est europeo;

-                     per le possibilità di prolungamento  dei nostri traffici sui corridoi tirrenico e adriatico non limitatamente a tragitti nazionali ma su tratte che potrebbero superare i 1.000 chilometri;

-                     per il raggiungimento di un maggior numero di terminali al minor costo di collegamento con alcune aree del sud mediante la rete ferroviaria oppure il sistema misto cabotaggio-ferrovia (con l’utilizzo di casse mobili, semirimorchi e container marittimi).

10. La Joint Venture FS-SBB, infine, pone inevitabilmente di fronte ad un assetto societario nuovo e diverso rispetto a quello che l’azionista pubblico (Ministro del Tesoro) ed il vertice societario si erano impegnati a mantenere almeno fino al 2003: due sole società, una per l’infrastruttura e una per il trasporto.

Inoltre, sotto il profilo del lavoro, con l’accordo italo-svizzero, il quadro di precarietà di garanzie contrattuali viene ad accrescersi sia in ordine all’uniformità dei trattamenti contrattuali (“clausola sociale”) sia in ordine all’istituto dell’E.R.I. (Elemento Retributivo Individuale) che dovrebbe sostituire una porzione di salario considerato eccedente rispetto alle nuove e più basse tabelle stipendiali. 

La corresponsione di tale E.R.I., in particolare, è assicurata soltanto nella vigenza contrattuale 2000-2003 e, essendo la sua istituzione contenuta nel contratto aziendale, è assai dubbio che, in caso di trasferimento, anche parziale, di rami di attività -ex art. 2112 c.c.- , i lavoratori “trasferiti” possano mantenere tale garanzia. Tale dubbio è ancora più consistente in questo caso di passaggio delle attività e dei mezzi della produzione ad una società come quella in corso di costituzione tra FS e SBB.

Conclusione

L’accordo FS-SBB minimizza le possibilità di sviluppo della FS-spa nel settore del trasporto delle merci, rischia di bloccare per oltre un decennio ogni possibilità di aprire nuovi varchi nei mercati internazionali e riduce la possibilità di migliorare il rapporto  -attualmente squilibrato a favore della gomma-  vettoriale terra-ferro-mare, deprime la potenzialità di molte strutture portuali italiane, vanifica gli interventi e gli investimenti sull’intermodalità.

Va quindi completamente riletta l’analisi svolta dalla Commissione Europea Trasporti e riformulata una strategia da un lato volta a favorire le alleanze di natura commerciale in una logica più coraggiosa e più aperta alle diverse opzioni, dall’altro a scongiurare le spinte e gli intendimenti, ormai palesi, di disfarsi di pezzi dell’azienda FS.

Consideriamo invece corretto che lo sguardo sia proiettato alle evoluzioni non soltanto dei mercati ma anche del quadro politico della U.E.

 

Roma 10 gennaio 2000                                       La Segreteria Generale

 

Approvato dalla Direzione Nazionale del 12.01.2000  

 

Leggi la prima lettera inviata al Presidente della Repubblica Italiana Prof. Carlo Azelio Ciampi

Leggi la terza  lettera inviata al Presidente della Repubblica Italiana Prof. Carlo Azelio Ciampi

Leggi anche:

 In barba a tutti, Cimoli e Demattè firmano l’accordo con la Svizzera