Il Contratto Collettivo dei ferrovieri è ormai scaduto
da quasi un anno ed il quadro generale che si presenta sotto gli occhi di
tutti è il seguente:
l’inflazione ha di gran lunga superato le
aspettative ossia i tassi programmati ed i salari continuano a
decrescere in termini di potere d’acquisto;
tutte le categorie si apprestano ai relativi rinnovi
contrattuali ed il minimo adeguamento dei salari richieste (in taluni
casi già ottenuto) è rappresentato dal recupero del potere d’acquisto
perduto con l’inflazione (emblematico è il caso della scuola in cui
la compattezza dei lavoratori nelle azioni di mobilitazione, nonostante
le previsioni della legge finanziaria per il 2001, sta per dare i suoi
frutti);
in ambito ferroviario, la Società F.S., ormai
assistita permanentemente (a suon di miliardi) dalla Confindustria, non
soltanto rifiuta ogni avanzamento sul versante del rinnovo contrattuale
nel senso suddetto (ossia in termini di adeguamento del salario reale
all’inflazione), ma continua, spesso con il tacito assenso di OO.SS.,
o presunte tali, compiacenti, a minacciare l’integrità salariale del
personale, le tutele normative, ed a compiere atti unilaterali persino
al di fuori delle previsioni contrattuali in essere, anche in
contraddizione con il fine di risanamento che si propone, al solo fine
di dividere il fronte dei lavoratori;
la Società F.S. dopo aver sottoscritto accordi
gravemente pregiudizievoli per i ferrovieri (del presente e del futuro)
con altre OO.SS. (a partire dal nefasto, famigerato accordo del 23
novembre 1999 fino al recente accordo capestro sull’apprendistato del
23 ottobre u.s.), persiste nei “licenziamenti” del personale in
occasione del passaggio a Trenitalia e, si accinge ora al “trasferimento”
di circa 400 ferrovieri alla neocostituita Società MetroNapoli, nella
più sfrontata assenza di certezze in termini di salario, di normativa
di lavoro, di tutele.
Occorre dunque , alla luce di tutto questo, oggi più
che mai una forte e decisa risposta alle gravi “azioni” ed “omissioni”
della Società (e di Confindustria) ed una pressante e massiccia richiesta
di certezze nelle regole che disciplinano il rapporto di lavoro sia sul
versante normativo (orario di lavoro, sicurezza) sia su quello salariale
(salvaguardia dei livelli di reddito).